MASANOBU FUKUOKA |
MASANOBU FUKUOKA
Masanobu Fukuoka (1913-2008), microbiologo giapponese è stato pioniere dell' AGRICOLTURA NATURALE, anche detta, DEL NON FARE.
I suoi libri più famosi, come "La rivoluzione del filo di paglia" e "The Natural way of farming", hanno contribuito ad esportare le sue torie nel mondo.
Da ricordare anche "The One-Straw Revolution: An Introduction to Natural Farming"che incise molto sull'esperienze di Emilia Hazelip e la diffusione dell'agricoltura naturale in Europa.
All'inizio Fukuoka si occupò, come ricercatore, di scienza del suolo e patologia delle piante.
La filosofia di stampo Tahoista, del lasciar fare alla natura, influenzarono molto la visione della vita di Fukuoka, che tradusse questa ispirazione filosofica nel sperimentare teniche colturali della NON AZIONE e del NON FARE.
Fukuoka contestò i preconcetti della scienza nel campo dell'agricoltura. Dovette abbandonare il suo posto facendo ritorno alla fattoria di famiglia nell'isola di Shikoku, nel Giappone del Sud, per coltivare mandarini.
Qui mise direttamente in pratica le sue idee sviluppando un sistema di agricoltura biologica ed ecocompatibile, con diversi insuccessi iniziali.
Cercò di minimizzare il più possibile l'intervento dell'uomo sulla natura, non arò, non concimò, non potò i propri alberi da frutta e perse molti raccolti all'inizio. Le piante si attorciglivano, si seccavano, venivano attaccate da parassiti.
Ma, testardamente e lungimirante, sperimentò finchè non trovò il MODELLO di forma naturale che il giardino con frutteto doveva avere, per ottenere degli ottimi raccolti.
Il suo metodo di coltivazione alla fine risultò vincente, e riuscì a produrre ottenendo rendite per ettaro simili a quelle ottenute con la chimica. In europa come sappiamo, i suoi insegnamenti sono stati introdotti da Emilia Hazelip e altri biologi come Marc Bonfils. Questi metodi possono essere applicati, da noi, su piccoli appezzamenti, ponendo molta più attenzione ai dettagli che al lavoro faticoso. Viene richiesta comunque molta competenza ed abilità, riducendo fino all'80% il tempo totale di lavoro normalmente impiegato con metodi tradizionali.
1. Niente aratura, né altre forme di manipolazione del terreno. Uno legge questo principio e non può fare a meno di pensare alla storia dell'uomo che da quando scoprì l'agricoltura fino ai giorni d'oggi ha considerato l'aratura una delle azioni prinicpali necessarie da fare per incrementare i raccolti. Secondo i concetti dell’agricoltura naturale la terra si lavora da sé grazie all’azione di penetrazione delle radici e all’attività dei microrganismi e della microfauna del suolo.
2. Nessuna concimazione. Il suolo lasciato a sè stesso produce da solo quello di cui ha bisogno. Tecniche di coltivazione industriale hano impoverito i terreni rendendoli sterili e bisognosi di concimazione.
3. Eliminare i diserbanti. Al contrario di quello che si pensa le piante spontanee hanno un ben preciso ruolo nella fertilità del terreno e nell'equilibrio dell'ecosistema. Possono essere controllate con pacciamatura di paglia o copertura di trifoglio bianco, ma non devono essere eliminate del tutto.
4. Nessun uso di prodotti chimici. Lo sviluppo di tecniche agricole innaturali e che snaturano le qualità del terreno producono piante più deboli che abbisognano dell'uso di prodotti chimici. Le pratiche di agricoltura naturale ristabiliscono l'equilibrio naturale piante-terreno e contribuiscono a creare piante più fort. Il controllo di malattie ed insetti parassiti avviene attraverso la ricerca di equilibrio e la costituzione di un terreno più sano.
http://www.agribionotizie.it/rubriche/fukuoka.htm
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